Pieve

La Pieve di San Vigilio

E’ situata in località Pieve, che da essa prende il nome ed è la chiesa più antica di Porcia, databile all’epoca romana. Sorge in prossimità del torrente Val Bruna ed è stata edificata all’interno di una cortina muraria in posizione elevata rispetto al terreno circostante, con una situazione catastale che denuncia un’antica pre-esistenza di tipo castellare. Nell’ impostazione del sito è stata notata una similitudine con i tabor, insediamenti ecclesiastico-fortificati delle terre slave e carinziane.
La Pieve entra nella storia ufficiale attraverso la menzione nella bolla di papa Urbano III del 1187, in cui compare l’elenco delle trentanove chiese matrici della nostra diocesi, tra cui la Plebem de Pausis. Con il XV secolo i pievani trasferirono la loro sede alla chiesa di San Martino lasciando l’antica matrice in uno stato di degrado ed abbandono.
Le attuali strutture perpetuano sostanzialmente in pianta ed in alzato l’aspetto che la chiesa assunse dopo i radicali rimaneggiamenti avvenuti nel XVII secolo, epoca in cui venne costruita l’abside trapezoidale e rimaneggiata la facciata con coronamento di creste e piccole piramidi e l’inserimento del portale rettangolare con mostra, cimasa e timpano in pietra, sormontata da finestra semicircolare.
Il campanile, staccato di fronte alla facciata, è tozzo con cella a monofora e tetto a capanna alleggerito con un doppio ordine di lesene e archetti.
La chiesa è ad aula rettangolare con il presbiterio sopraelevato di tre gradini rispetto al pavimento dell’aula e separato da questa per la presenza di due balaustre marmoree e di un ampio arco a tutto sesto seicentesco. Sulla parete sinistra si trova un battistero in nicchia sporgente verso l’esterno.

All’interno, lungo le pareti laterali, si conservano alcuni lacerti di un ciclo di affreschi che probabilmente un tempo occupava le intere pareti e il cui frammento più leggibile è un’Ultima Cena, che si può annoverare tra le più antiche figurazioni del genere nella pittura a fresco friulana databile XII-XIII secolo. Tra le sculture ricordiamo l’acquasantiera in pietra, opera di Alessandro Ravanello, datata 1643, il Crocifisso ligneo posto sopra la trave dell’arco trionfale, databile al tardo ‘600 e il seicentesco altare ligneo intagliato dedicato a S. Eurosia e collocato lungo la parete meridionale della chiesa, recentemente restituito al suo antico splendore.
All’interno sono conservati anche due altari con pale provenienti dalla demolita Chiesa di San Martino di Palse e risalenti ai secoli XVI – XVII; essi raffigurano San Giovanni Battista, la Trinità e la Madonna di Loreto.

Nella parete sud esterna, in alto verso la facciata, è stata recuperata una porzione di affresco di un San Michele arcangelo databile al sedicesimo secolo (restauratore Giancarlo Magri).
La chiesa è attorniata da un antico cimitero ancora oggi adibito a tale funzione.

foto di Gino Basso – circolo La Finestra