Il Castello
Sin dal periodo del Medio-Evo e nei secoli successivi il paesaggio italiano fu caratterizzato dal sorgere di una miriade di castelli, opere che costituirono, in conseguenza delle condizioni socio-politiche del tempo, struttura militare fortificata di difesa ed in egual misura residenza del signore.
Una realtà che, pur con differenti forme ed obiettivi, mantenne a lungo intatta la sua organizzazione fino all’avvento dell’epoca moderna che ne modificò radicalmente l’assetto. La cosiddetta rivoluzione industriale poi comportò modificazioni profonde al paesaggio sicchè strade, ponti, agglomerati, alterarono significativamente l’ambiente ed, a volte, produssero seri danni e modificazioni alla struttura castellana. A questo si aggiunsero nel tempo le devastazioni prodotte da guerre, terremoti ed incendi.
Il castello di Porcia non si sottrasse a questi eventi, ma fortunatamente li superò ed ancor oggi è la residenza sin dall’origine oltre che la proprietà, dei nobili di Porcia e Brugnera.
La struttura del complesso castellano non era originariamente quella che appare oggi: una nobile residenza di stile rinascimentale. Allora, siamo intorno al XII secolo, l’insediamento primitivo era costituito da una possente torre o mastio posizionata su una altura e circondata da un ambiente naturale ricco di corsi d’acqua.
Nel 1567 il conte Gerolamo di Porcia e Brugnera, Vescovo di Adria, nella sua descrizione della Patria del Friuli dice della torre “essere antica più di 1600 anni…”. Attualmente non ci sono elementi certi per avvalorare questa affermazione anche se rinvenimenti archeologici nella zona delle frazioni di Palse e Pieve datano la presenza dell’uomo ben prima del 1178, anno in cui il “Castro Porzcile” viene indicato in un atto notarile.
In ragione delle necessità e degli eventi politici del tempo essa rappresentava, in comune con le opere militari dell’epoca, una struttura di difesa e di controllo del territorio oltre ad essere, come già detto, residenza del signore.
Con il trascorrere degli anni altri fabbricati ed interventi diversi inglobarono il mastio sino a fargli perdere le caratteristiche originarie e trasformando il complesso del castello nelle forme attualmente presenti.
Riprendendo quanto scrive in una relazione storico-culturale l’architetto Alfio Conte, nostro concittadino, si possono trarre, dall’analisi della pianta del castello, delle ipotesi sulle fasi di ampliamento: “…una prima all’angolo sud-est del mastio, coincidente con il perimetro a murature più spesse; la seconda a sud ed una terza coincidente con il palazzo Novo del Vescovo, …costruito su un edificio preesistente. Gli ultimi rifacimenti, come la sostituzione dello scalone d’accesso e gli ampliamenti come l’ala sud-ovest verso il rio Bujon, sono stati realizzati attorno agli anni ’20 del secolo scorso. In una tela di Isacco Fischer del 1674, in S. Giorgio, la torre del castello viene raffigurata in tutta la sua altezza originaria. Oggi sappiamo che a quella data la torre era stata già abbassata per coordinarsi volumetricamente all’appena costruito Palazzo Novo (1610). Tale discordanza può farsi risalire alla volontà del committente la tela, di vedere tramandata l’originaria imponenza della torre.
Voluto, come già detto, dal Vescovo di Adria, il Palazzo Novo fu realizzato dagli architetti veneziani Francesco e Tommaso Contini, proti all’arsenale di Venezia, scelti forse per la loro capacità di gestite una fabbrica di notevole dimensione. La costruzione pur affiancandosi a preesistenze medievali, risente nelle sue forme delle ormai sedimentate condizioni di stabilità politica e delle mutate concezioni estetiche. Pur appoggiandosi esso sul limite della cinta muraria, le motivazioni alla sua realizzazione non sono più difensive – come traspare dalla doppia presenza degli accessi a nord e dall’interramento a quella data del fossato che circondava il preesistente “palazzato” – bensì di rappresentazione di una casata che già da tempo aveva accumulato lustro e fama nella Repubblica veneziana”. L’edificio assume quindi le forme di un palazzo veneziano trasportato sulla terra ferma con la facciata rivolta verso la piazza, rivestita in pietra bugnata, che manifestava la presenza di due “equivalenti” piani nobili.
Il fabbricato si elevava a raggiungere l’attuale livello del mastio con cui si volle, riducendolo in altezza coordinarlo in copertura, ma dovette essere esso stesso abbassato di un piano a seguito dei danni subiti con il terremoto del 1873.
Tuttavia tali costruzioni non esauriscono, anche in antico, il complesso castellano che si sviluppa ancor oggi secondo uno schema a ”corte”. I fabbricati che circondano la corte, a destinazione più o meno nobile, risultano profondamente trasformati nel tempo a usi diversi, quando non demoliti e ricostruiti sullo stesso sedime.
Il castello fu visitato dall’imperatore Carlo V nel 1532, che vi dormì per una notte. Le notizie che abbiamo indicano come sua camera una sala posta in un fabbricato ad est (ora non più esistente). I fabbricati di cui questa camera era parte, erano all’interno abbondantemente decorati, abbelliti, sembra, da opere del Pordenone come dice il De’ Pellegrini; tuttavia parte di essi divennero depositi e parte di essi demoliti.
In questi stessi fabbricati venne ospitato nel 1574 un altro illustre personaggio dell’epoca: Enrico VIII.
“Nell’edificio delle attuali cantine si può forse supporre in antico la presenza di più nobili funzioni segnalate all’esterno dalla finitura cinquecentesca delle centine delle aperture”. Per dare una immagine di ciò che doveva essere il castello nei momenti di massimo splendore e potenza dei di Porcia, potremmo citare una memoria d’archivio del 1492 in cui il conte Giacomo parla “della rocca e delle case bellissime dei consorti a questa vicine; esalta la torre merlata e resistente da gareggiare con qualunque altra del Veneto, ricorda infine le mura che circondano il castello munito di altre otto piccole torri”.
Ora, guardando le riproduzioni di stampe, disegni e foto fatte nel tempo che accompagnano questa breve sintesi dei numerosi scritti sul castello dei nobili di Porcia e Brugnera possiamo, con l’aiuto della nostra fantasia creativa, immaginare il dispiegarsi della storia del castello fino ai nostri giorni.
Bibliografia: Alfio Conte. Porcia , l’architettura. – In Notiziario nr.3/87 Comune di Porcia.
Antonio De’ Pellegrini. Cenni storici sul Castello di Porcia Ed, 1925- Castelli e fortificazioni, ed. TCI – MI – 1974