Duomo Porcia

Duomo Arcipretale San Giorgio Martire

foto di Gino Basso – circolo La Finestra

Le Origini del Duomo risalirebbero all’anno 1000, se non prima. Infatti ne viene fatta menzione per la prima volta nel testamento di Guecello II di Prata nell’anno 1014, allorché si parla della cappella del Castello di Brugnera, cui la chiesa di Porcia è contemporanea, se non addirittura più antica, e la dedica a San Giorgio potrebbe risalire ad epoca longobarda.
Pare non esservi dubbio che il sito in cui è nata sia il medesimo dell’attuale Duomo, anche se poco o nulla si sa delle dimensioni originarie, né sul livello del terreno.
Nel 1430 la comunità aveva già l’indipendenza di Parrocchia dalla Pieve. In quell’anno infatti, e precisamente il 5 agosto, il Vescovo di Concordia, Enrico di Strassoldo, in una corrispondenza epistolare col vicario di Porcia, lo chiama “Vicario parrocchiale”, segno evidente che la comunità era già stata costituita in Parrocchia. L’edificio precedente fu o demolito o conglobato nella nuova costruzione, che, essendo il luogo angusto e limitato, non fu più “orientata” con l’abside ad Est, ma bensì a Sud. Mons. Ernesto Degani, noto storico della Diocesi, data tale ricostruzione intorno al 1560. Verosimilmente si trattò di un restauro ed allungamento, piuttosto che di una vera ricostruzione: infatti negli affreschi della cappella di destra, attuale sacrestia, ci sono dei graffiti con date precedenti, una delle quali è 1514. I dipinti, situati nella volta a crociera, raffigurano un cielo con stelle dorate; nella parete sinistra vi è raffigurata l’Annunciazione; nella parete centrale Cristo crocifisso con ai lati alcuni Santi e Sante incoronate. Nella parete destra decorazioni a stampiglia.

Si deduce che, essendo il campanile incominciato con certezza nel 1488, la Chiesa esisteva già prima di tale data, visto che di solito si costruiva prima la chiesa e poi il campanile.
Dopo circa tre secoli, presentandosi troppo ristretto il luogo del culto ed in cattive condizioni statiche e di mantenimento, venne radicalmente ristrutturata tra gli anni 1847 e 1866.
L’attuale edificio sorge nel posto della vecchia e originaria chiesa, ed è posto a mezzogiorno del Castello.

Interni: L’interno è di forma basilicale a tre navate, ha pianta a croce latina ed è di “stile gotico veneziano”, cioè poco sviluppato in altezza. Le pareti sono intonacate a marmorino lucidato a caldo. Il soffitto è ornato da finti cordoni eseguiti dalla ditta Giovanni Sala di Treviso nel 1866.

Dimensioni:

  • lunghezza: dall’abside alla facciata m. 41
  • larghezza del transetto m. 30,90
  • larghezza dell’aula, divisa in tre navate m. 16,20
  • altezza dal pavimento al colmo del tetto m. 14

Il pavimento, opera della ditta De Mori, è in pietra rossa di Cugnana e grigia della Secca di Belluno, ma sono state utilizzate anche pietre del pavimento preesistente.

Opere all’interno:

  • Croce in legno del sec. XVIII (anonimo), usata da secoli per l’apertura delle processioni;
  • Pala di S. Lucia (1518), capolavoro giovanile di Francesco da Milano con tavolozza vivace e brillante. Rappresenta S. Lucia al centro ed ai lati S. Apollonia e S. Antonio, sopra l’Annunciazione. Nella predella è raffigurato un bel paesaggio medioevale. Il mobile è in legno dorato, con rilievi a pastiglia, ed è eseguito a tempera su tavola.
  • Rosone istoriato (1995), rappresenta la visita del Papa Giovanni Paolo II al mondo del lavoro di Porcia il 1°/05/1992;
  • Altare della Madonna (1847), realizzato da Luigi De Paoli, scultore di Cordenons, in marmo bianco di Carrara; sulla parete di sinistra si trova un bassorilievo neoclassico del Miglioretti (1850) e su quella di destra un sarcofago con colonne di stile ionico, monumento funebre dei conti di Porcia (1533);
  • Vetrate (1995): nel rosone è rappresentata l’Assunzione di Maria; nell’occhio piccolo Mosè davanti al roveto ardente; nella finestra gotica la speranza cristiana, sopra la resurrezione della vedova di Naim e sotto san Giacomo che prega per gli ammalati e il Vescovo che amministra il Sacramento dell’unzione agli infermi;
  • Statua lignea di San Giovanni Battista (1994), opera di Giuseppe Scalambrin, scultore di Fossalta di Portogruaro;
  • Cappella di destra (secolo XVI); il mobile (1673) proviene forse dalla distrutta sacrestia della cappella del palazzo dei principi di Porcia; lo stile accenna al rococò tedesco. Alle pareti affreschi dello scultore GioBattista da Vicenza, raffiguranti l’annunciazione e scene di devozione con i santi Stefano, Lucia e Caterina d’Alessandria;
  • Altare maggiore neogotico (1911), su disegno di Giuseppe Del Piccolo di Venezia, e marmista Francesco Zugolo da Udine. Le figure in mosaico, raffiguranti i santi Pietro e Paolo, sono opera del veneziano Eugenio De Marchi;
  • Coro ligneo (secolo XVI), stupendo lavoro intarsiato e scolpito. Opera di probabile provenienza toscana, è considerato fra i più belli e notevoli della Regione. Nei tondi sono rappresentati i 12 Apostoli, 6 per lato, con al centro Cristo e la Vergine Maria. Le decorazioni delle vesti e delle statue sono tipiche delle sculture lignee del ‘400 fiorentino;
  • Dipinti nel presbiterio (1674); sono stati eseguiti da Isacco Fischer il Vecchio di Augsburg, come sportelli dell’antico Organo: a destra la scena dell’Annunciazione, a sinistra San Giorgio che uccide il drago e la conversione di San Paolo, sullo sfondo le montagne pordenonesi e il paesaggio antico di Porcia;
  • Statua lignea di S. Girolamo (1944), opera di Giuseppe Scalambrin, scultore di Fossalta di Portogruaro;
  • Cappella di sinistra ex Santissimo (sec. XVII) di autore anonimo, è stata sede del Tesoro del Duomo; la croce della consacrazione sembra quattrocentesca;
  • Pala San Giorgio (1622), rappresenta una Madonna con il Bambino in gloria ed in basso san Giorgio fra i santi Carlo Borromeo, Pietro, Paolo e Chiara. E’ firmata “Jacobus Palma F(ecit)”. I colori sono di scuola veneziana;
  • Vetrate (1996, 1997): nel rosone è rappresentata la Sacra Famiglia di Nazareth, visitata dai pastori; nell’occhio inferiore sono rappresentati i segnati col Tau; nella finestra gotica il tema della carità; sopra il Buon Samaritano, sotto San Martino;
  • Pala di San Cristoforo (1865); proviene dalla omonima chiesa già situata a nord delle mura medioevali di Porcia;
  • Rosone istoriato (1998); rappresenta la discesa dello spirito santo sugli Apostoli nel giorno di Pentecoste;
  • Battistero (1650); opera degli scultori Fratelli Girlanduzzi di Ceneda; sopra la coppa marmorea è posta la copertura in legno scolpito, policromato e dorato. La cupola con statuetta lignea del Battista è stata trafugata;
  • Busto Marmoreo (sec. XVIII): Opera di anonimo, rappresenta il cardinale Leandro di Porcia, dotto monaco benedettino che ricoprì alti incarichi religiosi;
  • Rosone istoriato (1996), rappresenta il Giudizio universale; le vetrate sono state eseguite dalla ditta Albano Poli di Verona su disegno del pittore pordenonese Giancarlo Magri, che ha preparato i cartoni nel 1994.