L’ambiente naturale

Quando i fiumi sotterranei incontrano strati impermeabili essi risalgono verso la superficie, dando origine alle risorgive, che sgorgano ad una temperatura costante di tredici gradi. In Friuli Venezia Giulia il territorio interessato si estende dalle sorgenti del Livenza in direzione sud-est fino a Monfalcone. Nel comune di Porcia, la linea di demarcazione segna i magredi a nord, nella zona di Sant’Antonio. E’ un’area ricca di corsi d’acqua, rogge, fontanili a sud, che sgorgano dal sottosuolo e nel corso di poche decine di metri riescono a diventare quasi dei fiumi. Da quest’area dipende gran parte del rifornimento della bassa pianura e della stessa città di Pordenone.
Ma l’acqua rappresentò fino al secolo scorso anche una risorsa naturale da sfruttare per attività connaturate. Ad esempio, l’attività molitoria: ne sono testimoni i mulini rimasti, quello antico dei Conti di Porcia sul Rio Buion e quello sul Rio San Rocco della Famiglia Chiarotto, costruito all’inizio del secolo scorso.
L’acqua come forza motrice fu utilizzata nel passato per l’industria tessile, il maglio, la cartiera; come mezzo di trasporto sul fiume Noncello (nasce a Cordenons e lambisce parte del territorio del nostro Comune). L’acqua per l’attività di pescicoltura, l’acqua per dissetarsi, e oggi, anche per la pesca sportiva, ma un tempo indispensabile per la sopravvivenza.
Lo sfruttamento intensivo con i prelievi dai pozzi, le deviazioni dei corsi naturali delle acque, il minor innevamento sulle montagne, sono le cause principali del sensibile calo delle acque di risorgiva. Non è tutto purtroppo. La loro purezza tanto decantata, anche dai nostri vecchi ed omaggio gratuito della natura, viene aggredita proditoriamente da un nemico perfido ed invisibile: l’inquinamento.
Nel nostro territorio, a partire da ovest, i corsi d’acqua più consistenti sono il Sentirone che confluisce nel Meduna dopo aver raccolto le acque del Rio San Rocco e del Rio Buion; mentre il Repolle confluisce nel Noncello in località Portovieli, affluente del Meduna.
Rio San Rocco
La “Vallada”

Tante piccoli ruscelli e olle di risorgiva sgorgano, oggi non più visibili, oltre il lago La Vallada. Essi lo alimentano e uscendo in fitto reticolato formano più a valle tre rogge che unendosi danno vita al Rio Bujon.
Rio Bujon
CANALE BRENTELLA

Con la costruzione della ferrovia Venezia-Udine e con le migliorie della viabilità stradale il trasporto fluviale del legname perse interesse, fino a terminare nel 1905 con la costruzione degli impianti idroelettrici del Cellina. Oggi il canale, in gran parte purtroppo nascosto dall’ampliamento di Via A. Gabelli, appartiene al Consorzio di Bonifica Cellina Meduna che lo utilizza come canale colatore del sistema irriguo. La toponomastica lungo il Brentella nel quartiere di Roraipiccolo ne ricorda la storia: Via del Porto, Via Faghera, Via Dogana, Via Portovieli (vieli=vecchio), Ponte del Serraglio (luogo di approdo delle chiatte).
Lago della Burida
Nel 1894, alla periferia della città, sorse, lungo il Rio Burrida, una modesta diga di sbarramento che diede origine ad un laghetto artificiale, destinato a raccogliere le acque di risorgiva di un bacino imbrifero di circa 100.000 mq. Il bacino è diviso in due rami, ha una superficie totale di oltre 10 ettari e una profondità massima di qualche metro. Esso si trova al confine tra il comune di Porcia e quello di Pordenone. Nel 1951, demolita la vecchia centralina, se ne costruì un’altra, di più moderna ispirazione e della stessa potenza, rimasta in funzione fino alla metà degli anni ’70. La disattivazione della centrale elettrica e l’incuria perpetrata per alcuni decenni ne favorirono un lento degrado. La rimessa in funzione della centralina, gli interventi dell’Amministrazione comunale e l’interesse dell’Associazione “Salviamo il lago della Burrida”, hanno reso la zona un bellissimo giardino pubblico, uno dei pochi in cui sono ammessi cani ed è permessa la pesca.
Flora secolare e storica: Bagolaro, Tulipifero, Bosco Brunis, la Bressana

il Bagolaro (o cruchigner), segnalato come monumento naturale, che ha un’età stimata di duecento anni. Pare che il bel bagolaro (celtis Australis L.) abbia potuto giungere fino a noi per una lira chiesta e non concessa. E’ un tipico esemplare dalla chioma gibbosa e un fusto diritto e fiero, che nel primo decennio del secolo scorso aveva destato l’attenzione di un falegname del luogo, che con il suo legno dalle fibre duttili e lunghe intendeva fabbricare un bel po’ di manici di fruste. Offriva un marengo, venti lire di allora: le proprietarie ne volevano 21 e l’affare sfumò.
Tulipifero più esotico: vanta un’età di circa cento anni; originario delle foreste dell’America settentrionale, ha trovato qui un ambiente consono al suo sviluppo. Si trova vicino allo storico centro urbano, al di là di un piccolo affluente del Rio Buion. E’ alto 32 m. e misura 4,40 di circonferenza. Il suo nome scientifico “Liriodendron tulipifera”, appartenente alla famiglia delle Magnoliacee, ci ricorda che i suoi fiori sono simili a quelli del tulipano di cui si ricopre in tarda primavera, mentre in autunno le sue foglie diventano di un caldo color giallo.
Bosco Brunis

BRESSANA

Questi complessi arborei, creati totalmente dall’uomo, sorsero per primi nel bresciano e presero pertanto nome di “bressana”. In seguito si diffusero, oltre che in Lombardia, soprattutto nel Veneto e nel Friuli. Erano utilizzati per la cattura degli uccelli migratori sfruttando il fatto che queste Regioni si trovano lungo una delle principali direttrici migratorie: l’uomo ha sfruttato ciò che la natura puntualmente gli offriva ad ogni autunno. Si calcola che transitino sulla nostra Regione circa 20 milioni di uccelli. Un tempo tali impianti arborei erano più numerosi e svolgevano anche una importante funzione di monitoraggio sulla consistenza delle varie specie di uccelli. Oggi, nonostante che anche la normativa europea consenta la cattura di piccole quantità di alcune specie, questi impianti sono inattivi e quasi tutti sono stati smantellati. In Provincia di Pordenone ne sono rimasti solo due e quello in Porcia è il più grande della Regione Friuli Venezia Giulia. Per tutelarli, poiché parte delle tradizioni ed usi delle nostre genti e importanti polmoni verdi, la Regione prevede delle sovvenzioni e dei controlli nella loro manutenzione. (Quando questo impianto era attivo serviva anche alle operazioni di inanellamento a scopo scientifico, contribuendo allo studio delle rotte migratorie). (Piante arboree presenti:)
Parco di Villa Correr Dolfin
Il parco e la villa, di proprietà del Comune di Porcia, è stato curato e animato fino al 2020, a seguito di apposita convenzione, dall’Associazione ProPorcia, che nel periodo estivo organizza al suo interno numerose feste e manifestazioni culturali (è prossimo l’avvio dei lavori di recupero e rivalorizzazione di Parco, brolo e pertinenze.
Lago della “Conceria” – già Cartiera
